Un articolo di giornale attira la tua attenzione alle sette del mattino, mentre io litigo con i cereali, le tazze e i bicchieri. Bisogna far presto o finisce come ieri, ma noi non vogliamo neanche finire, figuriamoci se vogliamo finire come ieri. Le regole grammaticali che sento di non rispettare mai mi porteranno al massimo in cantina, a rovistare tra elenchi telefonici e futuri inverosimili. Non c’è un cazzo da capire. Non c’è un cazzo da capire. A volte penso che se mi tagliassero a pezzetti e il vento non mi disperderebbe, finirei in un grande barattolo con l’etichetta bianca “adolescente frustrato”. Magari nel mondo in cui i fraintendimenti sono socialmente accettati, mi avrebbero scambiato per un martirei. Io l’unica cosa che scambierei sarebbero i miei occhi, le lenzuola non le laverei mai, avrei paura di scambiarle quelle. Trasfusioni di organi e di sangue per diventare la stessa persona, ma non saremo mai di cemento armato, guarda come siamo friabili. E sono le nostre lacrime a superare gli argini, arrivare ai grattacieli, grattarsi il capo e i pensieri. Dove saremo tra dieci mila anni? Cosa racconteremo ai figli che non avremo di questi cazzo di anni zero?
armando