Rientrato in casa, inizio a studiare, quando ho paura di pensare seppellisco la testa nei libri. Faccio una breve pausa per un tramezzino e un bicchiere di aranciata. Accendo un’altra sigaretta e mi siedo di nuovo alla scrivania. A volte quando ti rendi che le cose sono cambiate, è troppo tardi, o speri semplicemente che lo sia. Ed il nostro corpo ce lo insegna meglio di chiunque altro, dopo un determinato lasso di tempo senza nutrienti sei morta, e la cosa migliore è che neanche Dio puó farti tornare indietro. Ma allora Dio ha creato e alimentato il male? Questa è difficile da spiegare, ed é uno dei Misteri che avvolge l’onnipotente. Egli l’ha creato solo nella quantitá da cui può trarne il bene. Non chiederti dov’è Dio, quando gli americani falciano vite con bombe a grappolo, quando Hitler nasce, quando al televisore vedi i volti dei bambini africani segnati dalla fame e dalla malattia, non chiederti dove sia, perchè non sei all’altezza. Memtre rileggo per la seconda volta la stessa riga, che dovrebbe dirmi qualcosa sui neurotrasmettitori penso che sono nell’occhio del ciclone. La mia vita a Parigi, un istruzione in corso d’opera, una vita con delle enormi impalcature, in ristrutturazione, come i nostri comportamenti peggiori. E bagno le pagine del libro con tutti i sali minerali che ho chiusi all’interno, che avevo chiusi all’interno, ma poi è come se fosse entrato qualcuno dentro e abbia portato via con sè, nel suo zaino, tutti liquidi. Mi consolo sperando che siano serviti per alimentare delle piante, nelle regioni desertiche, come i nostri sogni, che sfiorano i tralicci dell’alta corrente e bruciano in un istante. Come noi e le nostre speranze. Quando sono entrato nel tuo cuore, ho avuto cura di mettere dei copriscarpe, per non lasciare impronte o cicatrici, ma attraversando la tricuspide, per sbaglio ti ho bruciato con la sigaretta. Hai sussultato, ma non era nulla in confronto a quelle ustioni scure che avevi su ogni parete. Gli effetti collaterali non saranno mai i primi ad essere presi in considerazione, dicevano. È notte fonda quando decido di smettere, ho quasi finito le sigarette e tu hai telefonato una sola volta, per assicurarti che fossi vivo. E resto sveglio, oltre le due, oltre le luci dei lampioni, i programmi televisivi scadenti e la mia ombra che gioca con me nell’altro lato del letto. Sporco e stanco chiudo gli occhi, ancora una volta, ma Parigi non è pronta a bruciare.
armando