I segnali di fumo che esala la mia bocca, non sono mai troppo pochi. E come le strade addormentate nel traffico dell’ora di punta, i miei polmoni si riempiono di micropolveri. I tergicristalli per i chilometri ubriachi fradici, e le storie che non racconteremo mai a nessuno come l’aria condizionata di un utilitaria, per sbrinare i vetri, i pensieri. Ti eri risvegliata alle otto, completamente bagnata e mimetizzata nel prato davanti casa. Mi chiedevi che ne sarebbe stato di loro e di tutti gli insetti che ci giravano intorno negli anni precedenti, nei pomeriggi appesi come Mussolini. E che cazzo ne so, ti rispondo. Tu ti arrabbi ragionevolmente. Ma la congiuntivite mi ha serrato le palpebre, i lobi temporali che hanno smesso di funzionare. Le buone notti, rotte dai lampi e dai tuoni dei temporali che non vedremo mai.